In questa sezione, dedicata alle caratteristiche, alle particolarità, alle curiosità del solerino, paradossalmente, l' italiano è d'obbligo. D'altra parte, quando si ha a che fare con una lingua diversa, è sempre necessario un interprete. Sarebbe oltremodo interessante costruire un dizionario, ma è impresa decisamente ardua. E' fin troppo evidente per altro, che chiunque abbia un debole per le imprese disperate, e voglia lanciarsi in una simile avventura, trova su queste pagine e fuori la più ampia collaborazione.

    Non è proprio facile codificare una lingua non scritta, perchè oltre alle inevitabili inesattezze si rischiano un sacco di errori. Ci sono suoni che pronunciati in sequenza assumono un significato preciso, ma a quali parole ascriverli se li si mette su carta, può essere un problema.

   Come rendere la parola  "Ho", ad esempio?

      Aió               A  ió              Ai  ó              Ai  ho               A  i  ho

   Per citarne una semplice.  A naso io scelgo l'ultima, che mantiene la  "h" muta dell' italiano, ma non senza incertezze. Infatti nella forma arcaica il suono non era  "ó" ma era  "ùa" e quì è un po' difficile mantenere la "h" :  a i hùa.   E poi c'è il discorso sull'  "Ai" o "A  i". Il solerino parlato non distingue tra il generico "Ho" e lo specifico "Li ho", e mi sembra che in questo caso "Ai" possa tradurre efficacemente "Li", per cui nello scritto si potrebbe trovare la differenza in questo, e scrivere "A i ho" per "ho" e "Ai ho" per "Li ho". Ma forse questo è cercare il pelo nell'uovo. Ogni suggerimento è prezioso, anche perchè non c'è mai stata una scuola, o meglio, scuola di solerino è stata per secoli la vita, nelle grandi difficoltà come nelle piccole necessità quotidiane. Facciamo tesoro allora di un patrimonio che è giunto fino a noi pur con qualche incertezza, e cerchiamo di non sciuparlo, anzi di contribuire a farlo ancora arrivare lontano. Il tentativo è un po' questo: nobilitare con la scrittura un dialetto particolare e certamente unico non solo nel panorama  piemontese ma anche in quello alessandrino. Ovviamente il rischio è quello di screditarlo, ma anche il correre rischi fa parte della vita.

   Per le regole di scrittura ci si può attenere senz'altro a quelle esposte nell'introduzione al testo di Cecilia Mantelli sui proverbi solerini, che mi sembra utile riportare in una scheda, e che il viaggio abbia inizio. Chiunque voglia indichi la strada o corregga la rotta.

valter